Il Pizzo Marona, dai suoi oltre 2.000 m di altitudine, domina le terre di mezzo ed è punto di riferimento visivo da numerosi posizioni nella valle.
La presenza di un luogo di culto sulla sommità del Monte Marona è attestata già nel XV secolo. In particolare la denominazione «Ecclesia Maronae» compare tra i toponimi riportati in una pergamena del 1434. Dai documenti d’archivio si desume che nel 1717 sulla vetta era presente un «piccolo muricciolo col Crocifisso» che aveva anche la funzione di confine. Nel 1827 è attestata invece la presenza di un edificio che fungeva da cappella. La devozione dei fedeli, provenienti sia dalla Valle Intrasca che dalle valli circonvicine, era testimoniata dalle elemosine e dagli oggetti lasciati in dono. Nei mesi estivi venivano intraprese numerose processioni, sia comunitarie, sia da parte di piccoli gruppi di fedeli, specialmente con la finalità di invocare la pioggia nei periodi di siccità. In alcune occasioni, il tanto venerato Crocefisso che vi era conservato veniva trasportato fino alla Cappella del Pian Cavallone, incontrando il favore dei fedeli che nel corso degli anni accorrevano a queste celebrazioni in numero sempre maggiore.
Purtroppo la Cappella della Marona fu coinvolta in tempi più prossimi a noi nei tragici eventi bellici; nel corso dell’ultima guerra infatti essa vide nella sua prossimità la morte di almeno undici partigiani, trucidati dai tedeschi. Questi ultimi inoltre demolirono completamente l’edificio facendolo saltare con la dinamite, distruggendo anche il Crocifisso oggetto di tanta devozione. Successivamente si intraprese la ricostruzione della cappella, ultimata nel 1946, che fu poi interessata da nuovi restauri nel corso dell’anno 1985. All’interno dell’attuale edificio si trova un’urna contenente alcune ossa: sono i resti di un partigiano, rimasto sconosciuto, ritrovato poco distante.
The Pizzo Marona, from more than 2,000 m altitude, overlooks the middle lands and it is a point of visual reference from numerous positions in the valley.
The presence of a place of worship on the top of Pizzo Marona is already attested in the fifteenth century. In particular, the name "Ecclesia Maronae" appears among the toponyms given in a parchment of 1434. The archive documents mention that in 1717 on the top there was a "small wall with the Crucifix" which also served as a boundary. The presence of a building that had the function of a chapel is attested in 1827. The devotion of the faithful, coming both from the Valle Intrasca and from the surrounding valleys, was testified by the alms and objects left as gifts. In the summer, numerous processions took place, thanks to both communities and small groups of faithful, especially with the aim of invoking rain in periods of drought. On some occasions, the venerated Crucifix kept in the chapel was transported to the Chapel of Pian Cavallone, meeting the favour of the faithful who, over the years, went to these celebrations in ever greater number.
Unfortunately, the Chapel of the Marona was involved in tragic war events; during the last war at least eleven partisans died, slaughtered by the Germans. The Germans also completely demolished the building, making it explode with dynamite, also destroying the Crucifix that had been an object of so much devotion for many years. Later, the chapel was rebuilt, completed in 1946 and then it was subject to other restoration works in the year 1985. Inside the building there is an urn containing some bones: they are the remains of a partisan, remained unknown, found not far away.