Il ponte di Velina è l’unico in muratura di tutta la Val Grande propriamente detta. Scavalca il rio Val Grande ad un’altezza di 470 m sul livello del mare oltrepassando uno dei tanti splendidi orridi della valle. Prende il nome dal vicino insediamento di Velina, costituito da tre nuclei che si estendono ad un’altezza tra i 660 e gli 834 m: Velina di Sotto, di Mezzo e di Sopra. Ubicati su un territorio che almeno dal 1250 era possesso della comunità di Cossogno e Ungiasca (insieme a tutta la sinistra del Rio Valgrande sino alla Valle Aperta) erano però posseduti da tempo immemorabile dalla comunità e dai particolari di Rovegro. Ne derivarono lunghe contese per regolamentare lo sfruttamento reciproco. Le contese iniziarono presumibilmente intorno alla metà del 1400 quando le due comunità un tempo unite sotto il podestà di Intra, si trovarono sottoposte all’autorità di due feudi distinti, e terminate nel 1710 grazie all’arbitrato del conte Carlo Borromeo.
Il ponte di Velina, edificato nel 1833, fu distrutto nel giugno 1944 dai partigiani nel tentativo di fermare l’attacco dei nazifascisti durante il grande rastrellamento. I corti di Velina durante la guerra partigiana furono infatti sede della banda di Mario Muneghina inquadrata nel battaglione Valdossola di Dionigi Superti. I distaccamenti di ponte Casletto, Velina e Corte Buè, garantivano il controllo dell’ingresso meridionale in Val Grande, nascondiglio dei partigiani che da qui uscivano per azioni di guerriglia o sabotaggio. Velina fu bombardata dai mortai tedeschi da Corte Buè e, una volta entrati a Velina, i nazifascisti distrussero la maggior parte delle casere. Il ponte fu ricostruito subito dopo il rastrellamento, dapprima in tronchi e successivamente in pietra. A poca distanza dal ponte, verso valle, sulla destra orografica s’incontra un’epigrafe marmorea che indica il confine dello sfruttamento delle cave di Candoglia, collocate sull’opposto versante della montagna a servizio della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano.
It is the only masonry bridge in the Val Grande. It crosses the Val Grande river at a height of 470 m above sea level, passing one of the many wonderful ravines of the valley. It takes its name from the nearby village of Velina, consisting of three units that extend at a height between 660 and 834 m: Velina di Sotto, di Mezzo and di Sopra. They are situated on a territory that had belonged to the community of Cossogno and Ungiasca until 1250 (together with the whole left side of the Rio Valgrande up to the Valle Aperta), but for many centuries they had belonged to the community of Rovegro. There were long disputes to control the mutual exploitation of the territory. The disputes presumably began around 1450s when the two communities, once joined under the authority of Intra, found themselves subject to the authority of two distinct feuds, and they ended in 1710 thanks to the arbitration of Count Carlo Borromeo.
The Velina Bridge, built in 1833, was destroyed in June 1944 by the partisans in an attempt to stop the attack of the Nazi-Fascists during the mopping-up. The mountain pastures of Velina during the partisan war were the site of the group of Mario Muneghina, which was part of the Valdossola battalion of Dionigi Superti. The detachments of Ponte Casletto, Velina and Corte Buè guaranteed the control of the southern entrance to Val Grande, a hiding place for the partisans for guerrillas or sabotages. Velina was bombed by the German mortars from Corte Buè, the Nazi-Fascists reached Velina and destroyed most of the dairy huts. The bridge was rebuilt immediately after the mopping-up, first by using wooden trunks, then with stone. Not very far from the bridge, towards the valley, on the orographic right side there is a marble epigraph that indicates the border of the exploitation of the Candoglia quarries, located on the opposite side of the mountain at the service of the Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano.