Dal giugno del 1940 l’Italia era in guerra contro gli alleati e anche molti giovani premosellesi furono chiamati alle armi, a combattere e spesso a morire sui tanti fronti dove il regime di allora li aveva inviati, sovente in condizioni operative pietose e con mezzi ed armamenti scarsi ed obsoleti.
Il giorno del 29 agosto 1944 si è scritta una delle pagine più tragiche per la comunità premosellese, quando una feroce rappresaglia nazista si scatenò sul paese e sui suoi abitanti. In quel martedì di fine estate, nuvoloso e con le nebbie che coprono i fianchi delle montagne, la giornata era iniziata come sempre. In paese circolavano alcuni partigiani, qualcuno per servizio, qualcuno per sbrigare commissioni. Improvvisamente fra le 8.30 e le 9.00 arrivarono due autocarri scoperti da cui, poco dopo l’ingresso nell’abitato, cominciarono a partire colpi di arma da fuoco. Chi era in piazza o per le strade cercò la fuga.
Inizialmente i nazisti entrarono barbaramente nelle dimore private, banche bruciandole e distruggendole, poiché in strada non era rimasto più nessuno, ci furono quattro vittime e alcuni feriti. Quello che i tedeschi non sapevano era che in realtàle forze partigiane presenti quel giorno a Premosello erano esigue e che l’azione fulminea ne aveva paralizzato la capacità di reazione.
Conclusa la prima parte dell’azione, ovvero quella meramente distruttiva e di cattura di civili, ebbe luogo il loro concentramento in piazza Fontana (attuale piazza 29 Agosto) , suddividendo le persone (circa 100/150) per sesso ed età. Un gruppo di una ventina di uomini, tra cui i più giovani, era addossato contro il muro di casa Fontana-Rossi, come per una fucilazione, mente i più anziani, le donne ed i bambini furono posti lungo la strada statale.
Per coloro che si trovavano addossati al muro di casa Fontana-Rossi il destino sembrava ormai segnato, sino a quando fece la sua comparsa un giovane biondo giunto in paese in motocarrozzetta, probabilmente arrivato per avvertire i componenti che era il momento di ripiegare. Egli portava l’ordine di non fucilare gli ostaggi ma di portarli a Stresa, come poi avvenne. Gli ostaggi erano 49 e la loro liberazione non fu contestuale per tutti, essa era legata sia ad una trattativa con il comando del “Valdossola” di Superti, ma anche ad interventi ecclesiastici e di autorevoli rappresentanti di Enti e strutture produttive. Stando ad una testimonianza gli ultimi ostaggi sarebbero stati liberati il 9 o il 10 settembre, dunque mentre in Ossola erano già in corso le operazioni che portarono al sorgere della zona libera.
Notizie tratte dal libro “Un giorno di Agosto” di Pier Antonio Ragozza.
Since June 1940, Italy has been at war against its allies and many young people from Premosello were called to arms, to fight and often to die on many fronts, often in miserable operating conditions and with scarce and obsolete means and weapons.
On August 29, 1944, one of the most tragic pages for the community of Premosello was written, when a violent Nazi reprisal raged against the village and its inhabitants. On that Tuesday at the end of summer, on a cloudy day and with the fog covering the sides of the mountains, the day had started as always. In the village there were some partisans, some were on duty, others to run errands. Suddenly, between 8.30 a.m. and 9.00 a.m., two trucks arrived, from which, shortly after the entrance to the village, shots were fired. Who was in the square tried to escape.
The Nazis entered private homes and banks barbarically, burning and destroying them, because there was nobody in the street, there were four victims and some people were injured. What the Germans did not know was that, that day in Premosello, the partisan forces were scarce and that the immediate action had paralyzed their capacity to react.
At the end of the first part of the action, which was characterised by destruction and capture of civilians, their concentration took place in Piazza Fontana (now Piazza 29 August), by dividing the people (about 100/150) by sex and age. A group of about twenty men, including young people, was leaning against the wall of the Fontana-Rossi house, like for a shooting, while elderly people, women and children were placed along the highway.
For those who were leaning against the wall of the Fontana-Rossi house the destiny seemed to be already sealed, until a young blond man arrived in the village in a sidecar, probably to warn that it was time to retreat. He carried the order not to shoot the hostages but to take them to Stresa, as it later happened. The hostages were 49 and their liberation was not contextual for all: it was linked both to a negotiation with the headship of the “Valdossola Division” of Superti, but also to interventions of the church and authoritative representatives of bodies and productive structures. According to a testimony, the last hostages were released on 9 or 10 September, that is, while the operations that led to the rise of the free zone were already ongoing in Ossola.
News from the book “Un giorno di Agosto” by Pier Antonio Ragozza.