La cosiddetta “
cà di bendìi”, la casa dei banditi, è un edificio unito da un portico all’Oratorio della Natività di Maria d’Inoca e collegato allo stesso tramite una porta posta all’altezza dell’organo. Già citata nel 1646, in alcuni periodi fu destinata ad abitazione. Pare certo, anche se non attestato da documenti, che durante le epidemie di peste e di colera, fosse adibita a lazzaretto: i
bendìi sarebbero quindi i malati, “banditi” dalla città. Si tramanda che per dar da mangiare agli appestati che si trovavano nel lazzaretto, il cibo venisse messo in un tovagliolo legato in cima a una pertica e passato in tal modo ai malati dalla finestra del piano superiore per evitare qualsiasi contatto.
Una finestra ora murata permetteva ai malati di seguire dall’alto le funzioni religiose che si svolgevano dell’oratorio senza venire in contatto con gli altri fedeli.
I morti di pestilenze venivano portati lungo il sentiero recintato da mura su entrambi i lati, dalla
Casa dei Banditi al cimitero dei lebbrosi posto sulla collina retrostante e identificato da
le pilete, una colonna in serizzo (
link).
Secondo un racconto popolare la casa annessa all’oratorio fu covo di banditi romagnoli che terrorizzavano la zona fino a quando finalmente furono scacciati e si rifugiarono a Pogallo, dove si stabilirono. L’esistenza in zona di banditi nel XVI/XVII secolo sembrerebbe anche testimoniata da documenti. Di banditi si parla all’art. 14 degli Ordini di Cossogno e Ungiasca del 1564-1620 e Il dott. Carlo Corbetta, nella sua
Storia della Parrocchia di San Pietro di Ungiasca ricavata da documenti d’archivio, riferisce che nel 1685
il comune di Cossogno era stato costretto a fare delle spese per ricorsi al Senato in causa di alcuni banditi (di Nocca?), che quelli di Ungiasca non avevano voluto pagare nella propria parte. Non si precisa però il significato della parola banditi.
The so-called “
cà di bendìi”, the house of bandits, is a building joined by a porch to the Oratory of the Natività di Maria in Inoca and connected to it by a door at the height of the pipe organ. Already mentioned in 1646, in some periods it was used as a house. It seems certain, even if not attested by documents, that during the plague and cholera epidemics it was used as a lazaret: the
bendìi are the sick, "expelled" from the city. It is said that to feed the plague victims who were in the lazaret, the food was placed in a napkin tied on the top of a pole and delivered to the sick from the upper floor window to avoid any contact.
A window (today walled) allowed the sick to follow from above the religious functions of the oratory without coming into contact with the other faithful.
The victims of plague were brought along a path fenced by walls on both sides, from
the House of Bandits to the cemetery of lepers located on the hill behind and identified through
le pilete, a column made of granite (
link).
According to a popular tale, the house attached to the oratory was a den of Romagna bandits who terrified the territory until they were finally expelled and sought refuge in Pogallo, where they settled. The existence of bandits in the 16th/17th century seems to be also testified by documents. Art. 14 of the Orders of Cossogno and Ungiasca of 1564-1620 mentions the bandits and Carlo Corbetta, in his book
Storia della Parrocchia di San Pietro di Ungiasca ricavata da documenti d’archivio, reports that in 1685 “
the municipality of Cossogno had been obliged to bear expenses for appeals to the Senate because of some bandits (of Nocca?) that the inhabitants of Ungiasca did not want to pay. However, the meaning of the word bandit is not specified.